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Il 30 maggio la Fondazione Tatarella ricorderà Mimmo Mennitti

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Conferenza stampa

Il 30 maggio la Fondazione Tatarella ricorderà Mimmo Mennitti, l’intellettuale, il politico, il giornalista, che è stato uno dei protagonisti della destra e della politica pugliese. Deputato missino, parlamentare europeo con Forza Italia, sindaco di Brindisi. Nel MSI fondò e diresse Proposta, anticipando temi e politiche poi riprese da Alleanza Nazionale. Poi diresse il Roma e fondò Ideazione, una delle più belle riviste del centrodestra, oggi purtroppo cessata.

A ricordare Mennitti saranno Nicola Buccico, Gianfranco Fini, Raffaele Fitto, Gaetano Quagliariello e Adolfo Urso. Ognuno di loro ha avuto con Mennitti un intenso rapporto, da Nicola Buccico, col quale, insieme a Pinuccio Tatarella, mosse i primi passi in politica e nelle organizzazioni giovanili del MSI, ad Adolfo Urso, che lo accompagnò nell’avventura del Roma, da Gianfranco Fini che con Mennitti si confrontó cavallerescamente al congresso missino di Sorrento a Raffaele Fitto, che sostenne con convinzione la sua candidatura a Sindaco di Brindisi, per finire a Gaetano Quagliarello, che con Mennitti ebbe un intenso sodalizio culturale.

La manifestazione avrà luogo a Villa Romanazzi Carducci il 30 maggio alle ore 18.30

 


Omaggio a Mennitti

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Conferenza stampa

Bari, 23 maggio 2014

OMAGGIO A MENNITTI: LA FONDAZIONE TATARELLA RICORDA L’EX SINDACO DI BRINDISI

Il 30 maggio la Fondazione Tatarella ricorderà Mimmo Mennitti, l’intellettuale, il politico, il giornalista, che è stato uno dei protagonisti della destra e della politica pugliese. Deputato missino, parlamentare europeo con Forza Italia, sindaco di Brindisi. Nel MSI fondò e diresse Proposta, anticipando temi e politiche poi riprese da Alleanza Nazionale. Poi diresse il Roma e fondò Ideazione, una delle più belle riviste del centrodestra, oggi purtroppo cessata.
A ricordare Mennitti saranno Nicola Buccico, Gianfranco Fini, Raffaele Fitto, Gaetano Quagliariello e Adolfo Urso. Ognuno di loro ha avuto con Mennitti un intenso rapporto, da Nicola Buccico, col quale, insieme a Pinuccio Tatarella, mosse i primi passi in politica e nelle organizzazioni giovanili del MSI, ad Adolfo Urso, che lo accompagnò nell’avventura del Roma, da Gianfranco Fini che con Mennitti si confrontó cavallerescamente al congresso missino di Sorrento a Raffaele Fitto, che sostenne con convinzione la sua candidatura a Sindaco di Brindisi, per finire a Gaetano Quagliarello, che con Mennitti ebbe un intenso sodalizio culturale.
La manifestazione avrà luogo a Villa Romanazzi Carducci il 30 maggio alle ore 18.30.

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La pista nera – recensione di Franco Metta

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La pista nera

La pista nera           LA PISTA NERA
di ANTONIO MANZINI.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un giallo.
Italiano.
Ben orchestrato.
Ma un pretesto. Puro, semplice, bel pretesto per farci fare la conoscenza con il
Vice Questore Rocco Schiavone.
Guai a chiamarlo Commissario.
Un poliziotto che avrebbe tutto per essere antipatico a tutti.
Arrogante, prepotente, maschilista.
Insulta tutti, offende tutti, non dice una parola buona a nessuno.
Fuma spinelli.
Scrocca le sigarette.
Concupisce le donne, senza discriminazione alcuna.
Purche’ respirino.
Bugiardo, inaffidabile, intrallazzato con delinquenti romani, che sono i suoi migliori amici.
Finito ad Aosta per punizione.
Per aver stroppiato, non arrestato, uno stupratore.
L’ opera contro costui la completera’ nel successivo romanzo,” La costola di Adamo” ,che ho letto prima di questo e che mi ha spinto a comprare questo.
Odioso e disonesto.
Usando la divisa sequestra ” fumo ” che si rivende per realizzare il sogno di una casa in Provenza.
Lontano dal mondo.
Se di uno cosi’ Ti innamori alla seconda pagina, significa che dietro al personaggio, la mano dell’ autore e’ toccata dalla grazia di Dio.
L’ opera e’, oltretutto, divertente.
Un paio di invettive sono finite nella mia agenda, Le scoprirete o nel romanzo o in un qualche mio comizio.
Embe’ se lo confessi, il plagio non e’ reato.
Il romanzo si legge di un fiato.
Un Venezia / Bari, andata e ritorno, in orario, basta.
Poi, chiudi il libro e pensi:
Vado ad Aosta a conoscerla questa canaglia.
Irresistibilmente simpatica.
Tenera.
Che non e’ incazzata, e’ solo disperata.
Perche’ ha perso Marina, la moglie amata perdutamente.
Con la quale chiacchiera teneramente, appena torna a casa.
Dopo aver amoreggiato con la povera Nora.
Subito prima e subito dopo, maltrattata, offesa, estraniata dalla sua vita.
Ma Nora e’ come me, lettore.
Lo ama, anche se non riesce a trovate una sola ragione per farlo.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.


Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti – recensione di Franco Metta

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Premiata ditta sorella ficccadenti

Premiata ditta sorella ficccadentiPREMIATA DITTA SORELLE FICCADENTI

di ANDREA VITALI.

Ha ragione Camilleri, che se ne intende, ovviamente.
Andrea Vitali sa raccontare.
Ha il dono, la felicita’ del racconto.
E’ come un commensale particolarmente brillante, immaginifico, che ha nella sua memoria tante, belle, intriganti, affascinanti storie.
E non vedi l’ora di sederti a tavola con Lui, perche’ cominci il racconto.
E Vitali racconta e ti rapisce.
E lo ascolti. Ti piace. Ti metti comodo.
Dimentichi persino il cibo nel piatto, il vino nel bicchiere.
Il cameriere ti infastidisce.
Silenzio. Andrea racconta.
E Andrea e’ leggero, divertente, accurato nel disegnare i suoi personaggi, ma al tempo stesso gradevole, privo di inutili approfondimenti, non indulge alle descrizione.
Per restare in tema culinario: “quel che basta”.
Storie intorno al lago.
Incastrati nella storia i personaggi in cui Vitali si e’ specializzato:
Il curato, Lui dice prevosto.
Il maresciallo dei Carabinieri.
Il tonto del paese.
E poi i mille e piu’ personaggi femminili.
Passa il tempo, Vitali narra e Tu l’ascolti rapito.
Poi……
La seduta della sedia comincia ad incollarsi ai pantaloni.
Il languore diventa fame.
La sete, vera e propria arsura.
Le facce dei personaggi cominciano a confondersi come le loro storie
personali.
Ma questo chi e’, cosa aveva fatto ?
Qualcosa comincia a sfuggirti.
Qualcos’ altro si complica.
” Ma quest’ altro, da dove spunta fuori ? ”
Semplicemente.
Il racconto, pur gradevole, pur scritto bene, e’ lungo.
Troppo.
Ti ha stancato.
Doveva terminare mezz’ora fa’.
Fuor di metafora: cento / centocinquanta pagine prima.
Quando il piacere era ancora vivissimo e la stanchezza non si era ancora
impossessato del lettore.
Non stremato, ma un po’ ” affaticato ” certo che si.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.


V PREMIO IL VITTORIALE – Un paese con..

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Vittoriale

V PREMIO IL VITTORIALE – Un paese con..

Vittoriale

 

“Cadavere in Cantina fra i più ingombranti di tutte le letterature, di tutti i paesi, vilipeso, conculcato, negletto” scrisse Alberto Arbasino su Gabriele D’Annunzio in una definizione ormai storica.

Primo scrittore a ricevere il Premio Il Vittoriale, l’autore di Fratelli d’Italia e di Un paese senza vedrà con noi – in una festa al Laghetto delle Danze rinato – che il Libro di Pietre Vive del poeta è tutt’altro che vilipeso, conculcato, negletto.

Ne saranno altra prova i nuovi doni, che presenteremo. Un’inedita, e assai singolare, opera di Alberto Burri, una potente scultura di Ettore Greco, un mirabile dipinto di Antonio Saliola, una mostra e un’opera magnifiche di Italo Rota, accompagnate da un’innovazione tecnologica (tengo ancora il mistero) che consentirà di sentire nel parco voci da tutto il mondo, e in tutto il mondo diffondere le voci del Vittoriale e di D’Annunzio.

Diremo, insomma, che il nostro è anche un paese con.

Giordano Bruno Guerri

presidente del Vittoriale degli Italiani

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La destra nel labirinto – Cronache da un anno terribile

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Biblioteca

LA DESTRA NEL LABIRINTO – CRONACHE DA UN ANNO TERRIBILE

di MARIO BOZZI SENTIERI

“Il 2013 è stato l’annus horribilis della destra italiana. È stato l’anno della diaspora politica e della sconfitta elettorale. È stato l’anno della condanna di Silvio Berlusconi e del suo  allontanamento dal Senato della Repubblica, l’anno della scissione di Angelino Alfano, ultima in ordine di tempo, dopo quella di Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, di  Fratelli d’Italia ed ancor prima della Destra di Francesco Storace” – così in premessa del nuovo libro di Mario Bozzi Sentieri, “La destra nel labirinto – Cronache da un anno terribile” (Edizioni del Borghese, pagg. 132, Euro 16,00).
Scritti nell’arco dell’ultimo anno, un anno  significativo e convulso non soltanto per la destra ma per l’intero panorama politico italiano, i capitoli de “La destra nel labirinto”  presentano una scottante ed inquietante attualità. Non vi è infatti nessuno degli aspetti che hanno contraddistinto i recenti sviluppi della politica nostrana a non essere trattato o, quanto meno, toccato: dalla sconfitta elettorale e dalla proclamata uscita di scena di Berlusconi alla condanna di quest’ultimo per frode fiscale, dalla fine del Governo Monti e dal Napolitano-bis all’affermarsi prepotente dell’antipolitica grillina, fino alla riesumazione di sigle quali Forza Italia e Alleanza Nazionale che il “partito-contenitore” del Popolo delle Libertà sembrava aver messo in secondo piano e che oggi invece si ripropongono all’attenzione degli elettori con tutte le incognite e le riserve del caso.
In quest’opera l’autore si presenta come un medico che redige una diagnosi accurata dei mali di una destra che, dopo vent’anni di berlusconismo, appare stanca anche se non ancora priva di una certa vitalità e capacità propositiva. E, come ogni medico che si rispetti, Bozzi Sentieri appare altresì in grado, tra un capitolo e l’altro e nelle conclusioni a margine delle sue esposizioni spesso crude ed icastiche delle condizioni in cui versa la destra italiana, di delineare una o più possibili cure, senza mai trascurare il versante intellettuale di quella che egli stesso definisce una “battaglia culturale”, ai fini della quale non esita, in maniera alquanto provocatoria, a riproporre a destra una strategia di un’ “egemonia culturale” ispirata alle idee di un “mostro sacro” della sinistra marxista-leninista italiana del XX secolo, e cioè Antonio Gramsci.
Pur costituendo infatti un compendio di considerazioni e prese d’atto di carattere politico,  “La destra nel labirinto” è soprattutto e in ultima istanza un manifesto culturale e ideologico, come del resto appare evidente nel primo capitolo in cui l’autore ripercorre l’iter intellettuale di molti giovani dell’area nazional-popolare degli Anni Settanta e Ottanta, divisi tra la lucida ed equilibrata “Rivolta contro il Mondo moderno” di Julius Evola, con il suo ideale di uomo integrale in piedi tra le rovine, e l’appassionato romanticismo politico del socialismo fascista di Pierre Drieu la Rochelle, tra le suggestioni jüngeriane della mobilitazione totale e del “Trattato del Ribelle” e le categorie schmittiane di amico e nemico e del politico. Un itinerario, quello ricordato dall’Autore, in cui non pochi lettori potranno certamente ritrovarsi ed identificarsi e che li aiuterà, fidandosi di lui, a seguirlo meglio nella trattazione degli argomenti forse più contingenti e meno elitari, ma di sicuro valore pragmatico e strategico, di cui si compone un testo che, come resoconto dei recenti sviluppi politici inerenti alla destra italiana, si presenta alquanto completo ed esaustivo.
Con l’invito di fondo a non commettere gli identici errori commessi del passato, uscendo finalmente fuori dal “labirinto” delle  contraddizioni in cui, nel corso degli anni,  la destra si è persa, perdendo spesso le ragioni stesse della propria esistenza.

Per acquisti:
luciano.lucarini@pagine.net
tel. 0645468600

Per presentazioni e richieste copie saggio:
mariobozzi@libero.it


Diario di un giudice – recensione di Franco Metta

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Diario di un giudice

Diario di un giudiceDIARIO DI UN GIUDICE
di DANTE TROISI.

 

 

 

 

 

 

 

 

Da un Giudice che abbia letto e meditato su questo Diario, mi farei giudicare volentieri.
Vorrei che tutti i miei assistiti fossero giudicati da un Giudice come Dante Troisi.
Che vive ogni condanna come una sconfitta.
Questo diario e’ stato pubblicato per la prima volta nel 1955.
Per averlo scritto l’autore fu sottoposto a procedimento penale e sanzionato con la censura.
Pensate, che tempi.
Lettura interessante, per gli addetti ai lavori certamente.
Ma anche per chi, non addetto, abbia interesse per la Giustizia e per come questa funzione statale essenziale venga amministrata.
Si scrive di anni addietro, della procedura penale di epoca fascista, dei costumi di quell’epoca.
Ma la lettura e’ egualmente ricca di spunti di riflessione interessanti.
C’e’ la storia del ladro di due polli, condannato dal Pretore in primo grado a 18 mesi di carcere. Una enormita’.
Pena confermata dal Collegio, in cui sedeva Troisi, anche in appello.
E il Pretore, incontrando Troisi, gli chiede come abbiano mai fatto a confermare quello sproposito di condanna.
Che egli aveva inflitto, contando sulla futura prudenza e ragionevolezza del Giudice di secondo grado….
Intanto che loro si affidavano reciprocamente alla rispettiva fiducia e buon senso,il ladro di polli si fece diciotto mesi di gattabuia, nove per ogni pollo.
Non posso non citarVi testualmente un passaggio che,confesso, mi ha alquanto inquietato:
” I GIUDICI PARLANO DEL SESSO PIU’ SPESSO CHE ALTRI. FORSE PERCHE’ DURANTE L’ UDIENZA NON SI SA COME IMPEGNARE I PENSIERI IN OZIO”.
Diavolo. Non so se sia vero.
Ma ieri discutevo e il dubbio che il Tribunale stesso pensando al sesso, mentre io parlavo, mi ha reso un po’ nervoso.
Parlando di se’, di Giudici, non puo’ non parlare di Avvocati.
E mi riconosco molto in quello che Troisi intuisce sia la filosofia professionale, gli atteggiamenti esteriori, le condotte di molti.
Dedica un passo agli Avvocati che esercitano accompagnati dai figli, giovani laureati.
Un passo commovente e vero, per me che in quella condizione mi trovo.
Non ve lo cito.
Se volete ve lo andate a leggere, e’ a pagina 47.
Io lo trascrivo, ma solo in una mail privata.
Solo per Ale e Paoletta.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.


Cazzimma – recensione di Franco Metta

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cazzimma

cazzimma

       CAZZIMMA
di STEFANO CRUPI.

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ un’opera prima.
L’ho comprato sulla fiducia.
Intrigato dal titolo, molto ardito.
Interessato sempre ai fenomeni criminali camorristici.
Tipicamente napoletani.
Per cento e passa pagine mi sono complimentato con me stesso per la felice intuizione.
Di Crupi sentiremo ancora parlare.
Scrive bene.
Descrive Napoli, in maniera ammaliante, anche se parla dei tanti limiti di questa citta’.
Anche il giovane protagonista esce dalla penna di Crupi in maniera credibile, reale, appassionata.
Il libro e’ anche una passeggiata.
Per i Quartieri.
Per la Napoli piu’ turistica.
Per i luoghi piu’ noti.
Qui vissuti come i posti in cui la storia di Sisto si sviluppa.
Oddio, un napoletano verace, che si chiama Sisto…boh…non sottilizziamo.
Le metafore sono geniali.
I vu cumpra’ che scappano all’arrivo dei Vigili sono “un’onda che si propaga per tutto il corso”; “si sollevano e scappano”.
Se vi e’ capitato – a me e’ successo, ma a Firenze – vi ci trovate.
Un’ onda. Vero.
I tossici / spacciatori, che “briciola su briciola” dal venduto ricavano la striscia per se’, sono magnificamente raccontati.
E i modi di dire, di definire.
“Sa campare”; “tiene cazzimma”; sono scolpiti.
Diventano anche per chi legge, lingua viva, parlata ed intesa, al di la’ dello stretto significato delle parole.
I boss, i sotto boss, i ragazzi di vita, le ultime ruote del carro criminale:
per tutti v’e’ una nicchia narrativa, in cui finiscono e in cui si incastrano.
Bene, ben fatto.
Ma poi?
Dopo questo esordio folgorante ( e’ mezzo romanzo, mica niente)?
Poi diventa “Il Padrino” parte quinta o sesta.
Americaneggia.
Si imbriaca, Crupi, di telefilm americani.
Troppo Sky….
L’Uomo di panza diventa Vito Corleone.
Il realismo tramonta.
Escono gli effetti.
Ed il libro si avvita e precipita.
Forse perche’ era il primo.
Aspettiamolo al successivo.
Con fiducia, anche se il rammarico per la delusione c’e’.
Specie considerate le premesse.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.

 

 

 

 

 

 

 

 


Primo confronto diretto tra i candidati sindaco

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Bari, 28 aprile 2014

PRIMO CONFRONTO DIRETTO TRA I CANDIDATI SINDACO

Subito dopo la presentazione delle liste, martedì 29 aprile alle ore 17.30 presso la sala Europa di Villa Romanazzi Carducci si terrà il primo confronto diretto fra i candidati sindaco: Antonio Decaro, Desirée Digeronimo, Domenico Di Paola e Luigi Paccione.
L’iniziativa organizzata dalla Fondazione Tatarella avrà come moderatore l’on. Salvatore Tatarella, che in qualità di consigliere – socio fondatore della stessa, intervisterà i candidati sui seguenti temi: cultura, urbanistica, infrastrutture e città metropolitana.

La manifestazione si svolgerà con le seguenti regole:
– il confronto avrà inizio anche in assenza di qualche candidato, che non potrà recuperare il turno perduto;
– a ciascun candidato saranno rivolte cinque domande e ognuno avrà a disposizione quattro minuti per rispondere a ciascuna di esse;
– l’ordine di intervento sarà sorteggiato pubblicamente all’inizio del confronto. Ipotesi: se il sorteggio darà nell’ordine: Decaro, Digeronimo, Di Paola, Lombardi, Paccione, il turno successivo sarà: Digeronimo, Di Paola, Lombardi, Paccione, Decaro e così via di seguito.
– i tempi saranno regolamentati da un timer visibile anche al pubblico e allo scadere del tempo assegnato sarà tolta la parola;
– al termine ogni candidato, nell’ordine che sarà nuovamente sorteggiato, avrà a disposizione altri tre minuti per un appello finale;
– le domande verteranno su: motivazioni della candidatura, cultura, urbanistica, mobilità e città metropolitana;
– se tutti i candidati saranno d’accordo, ognuno di loro potrà rivolgere una domanda a un collega, a sua scelta. Un minuto per la domanda e tre per la risposta.

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Che sindaco sarai? La Fondazione Tatarella interroga i candidati

In Comunicati stampa il

Conferenza stampa

Bari, 26 aprile 2014

Che sindaco sarai?

La Fondazione Tatarella interroga i candidati

Il primo confronto diretto fra i candidati sindaco, subito dopo la presentazione delle liste, è previsto per martedì 29 aprile alle ore 17.30 presso la sala Europa di Villa Romanazzi Carducci. L’iniziativa è della Fondazione Tatarella, che intervisterà i candidati: Antonio Decaro, Desirée Digeronimo, Domenico Di Paola e Luigi Paccione.
La Fondazione precisa che la decisione di limitare il confronto a quattro candidati non è una scelta politica, ma semplicemente una necessità tecnica per non appesantire il dibattito.
L’intervista toccherà i temi della cultura, dell’urbanistica, delle infrastrutture e della città metropolitana. A ciascun candidato saranno rivolte cinque domande e ognuno avrà a disposizione quattro minuti per rispondere. Ogni candidato potrà rivolgere una domanda ad un altro candidato a sua scelta. Avrà un minuto per la domanda, mentre l’interrogato ne avrà tre per la risposta. Infine, ogni candidato avrà altri tre minuti per un appello finale. L’ordine delle interviste sarà sorteggiato in apertura del confronto e i tempi saranno rigorosamente segnalati da un timer. Ogni candidato potrà invitare i propri sostenitori ad assistere al confronto. La sala Europa può contenere anche sino a ottocento persone.

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