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La Fondazione Tatarella sulla Rossani

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Conferenza stampa

Bari, 11 giugno 2014

La Fondazione Tatarella sulla Rossani

È inammissibile che una sparuta minoranza, chiassosa e violenta, possa tentare di condizionare scelte di grande rilevanza per il futuro della città di Bari. Il libero e corretto confronto di idee è sempre ammesso e sollecitato, ma deve comunque svolgersi nell’ambito di regole civili e democratiche. Spiace constatare che l’ultimo atto del Sindaco Michele Emiliano sia stato segnato da una gravissima gazzarra nel suo stesso ufficio di Sindaco della città, in occasione della firma di un atto importantissimo e alla presenza di un professionista di notorietà mondiale. Un episodio inaudito, mai accaduto nella storia del comune di Bari, che non ci fa onore e che deve essere fermamente condannato, senza alcuna attenuante.

La Fondazione Tatarella, inoltre, non può fare a meno di sottolineare che tanto è potuto accadere anche per l’accondiscendenza manifestata dallo stesso Sindaco Emiliano nei confronti degli occupanti abusivi ed illegittimi di un bene di proprietà pubblica, come la Rossani.
Nel plaudire a una iniziativa pubblica, che per la prima volta, dopo decenni di vuote parole, cerca di affrontare concretamente il problema della Rossani, la Fondazione Tatarella auspica che il dibattito pubblico, al quale intende partecipare attivamente, continui democraticamente, nel rispetto della legalità, senza alcun tipo di pressione esterna e senza la pretesa di qualsiasi minoranza di imporre le sue opinioni.

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Venerdì il libro di Tatarella

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Conferenza stampa

Bari, 11 giugno 2014

Venerdì il libro di Tatarella

Tra Bari e Strasburgo, il libro documento di Salvatore Tatarella ripercorre, in modo agile e scorrevole, i cinque anni appena trascorsi, toccando i temi e gli argomenti più significativi, con un occhio certamente di parte, ma mai fazioso e pregiudiziale. Anzi, su qualche tema, come la discussa questione degli uffici giudiziari, la posizione di Tatarella è molto diversa da quella di molti esponenti della sua parte politica. Il libro, di oltre cinquecento pagine, ripercorre l’impegno politico e parlamentare di Tatarella in questi ultimi cinque anni, trascorsi fra Bari, Strasburgo e Bruxelles, affrontando numerosissimi argomenti. Ne parleranno venerdì 13 giugno alle ore 18.30 a Villa Romanazzi Carducci lo stesso autore e i giornalisti: Enrico Ciccarelli, Maria Teresa D’Arenzo, Michele De Feudis, Raffaele Lorusso e Manlio Triggiani. L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Tatarella. Ai convenuti sarà consegnata anche una copia del libro, stampata in edizione fuori commercio a cura del gruppo parlamentare del Ppe.

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Il partito della polizia – recensione di Franco Metta

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Partito della polizia

Partito della polizia

IL PARTITO DELLA POLIZIA

di MARCO PREVE.

 

 

 

 

 

 

 

 

Esistono ancora i giornalisti d’inchiesta.
Tenete d’occhio, sempre, una casa editrice come ” Chiarelettere”.
Che ha un catalogo di assoluto interesse.
Questo libro, per esempio, va assolutamente letto.
Non necessariamente condiviso.
O meglio, non condiviso in toto.
In quanto sconta una evidente e radicale, legittima,opinione di partenza, che
spinge l’autore a enfatizzare, forse estremizzare, fatti indubbiamente veri e gravi.
Spero di non sembrare incoerente nel giudizio.
Il libro va assolutamente letto.
Per avvocati e magistrati dovrebbe essere obbligatorio, per legge.
La premessa di partenza e’ che per un lungo arco temporale nella storia d’Italia, il gruppo di vertice della Polizia si e’ comportato come se fosse un partito.
Il libro e’ scomposto in tre parti.
Nella prima affronta il tema della tortura.
Un pugno in pancia.
Nella seconda tratta,descrive, illustra il partito della polizia e le sue gesta, oltre che i suoi leader e i suoi esponenti.
L’ultima parte e’ pecuniaria.
Appalti. Miliardi di euro.
Gestiti in assoluta assenza di trasparenza.
Con criteri antieconomici.
Mentre le volanti sono senza benzina.
Nella parte dedicata alla tortura, l’assalto alla scuola Diaz, certo; ma anche la liberazione del generale Dozier, il waterboarding, il Global Forum di Napoli 2001.
Pagine tragiche. Imbarazzanti.
Perche’ quelle cose sono successe, ma anche per come sono state gestite, dopo.
Notevole l’intervista al PM Zucca, rappresento’ l’accusa nel processo per i fatti della Diaz.
Poi, pinacoteca di ritratti: politici, funzionari, magistrati, iscritti al Partito.
Infine, appalti a gogo’.
Intrecci strani.
Cose tristi.
In “quarta di copertina” una osservazione di Enrico Zucca.
Utile in tanti campi.
“Qui in Italia si vogliono salvare le persone.
E’ un sistema di potere per cui ogni uomo deve rimanere al suo posto.
Chi li tocca e’ un eversore”.
Bhe.
Sapete che vi dico?
W GLI EVERSORI.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella


Tra Bari e Strasburgo alla Fondazione Tatarella

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Conferenza stampa

Bari, 09 giugno 2014

Tra Bari e Strasburgo alla Fondazione Tatarella

Venerdì 13 giugno, alle ore 18.30, presso la Sala Europa di Villa Romanazzi Carducci a Bari sarà presentato il libro di Salvatore Tatarella, “Tra Bari e Strasburgo, cinque anni di attività politico parlamentare”. L’autore ne discuterà con i giornalisti Enrico Ciccarelli, Maria Teresa D’Arenzo, Michele De Feudis, Raffaele Lorusso e Manlio Triggiani.

Il libro-documento di Tatarella, di oltre cinquecento pagine, stampato in edizione fuori commercio, sarà distribuito ai presenti.
L’iniziativa è organizzata dalla Fondazione Giuseppe Tatarella.

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Nuovo dizionario delle cose perdute – recensione di Franco Metta

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Nuovo Dizionario

Nuovo Dizionario                                                                                                                                                                    NUOVO DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE

                                                    di FRANCESCO GUCCINI.

 

 

 

 

 

 

 

 

Mezz’ora, forse un oretta, di puro e leggero divertimento.
Guccini completa il precedente elenco di cose perdute, aggiungendone di nuove.
E’ divertente, sorprendente, sfizioso leggere l’elenco delle cose perdute nel
passato, ma presenti in fondo alla nostra memoria.
Le cartoline, che si spedivano dai luoghi di villeggiatura ad amici e parenti.
I deflettori.
Scommetto che molti nemmeno sanno cosa fossero e a che servissero.
Ma prima in auto si fumava, con il deflettore aperto.
E il deflettore era la nostra aria condizionata.
Oggetti, ma non solo.
Comportamenti, anche.
Stagioni di una vita passata.
Persino abitudini culinarie scomparse, come le “uova sotto la cenere”.
Oppure, l’idrolitina.
Quella a doppia bustina, acidula ed effervescente.
O la carta carbone.
Quanto l’ ho odiata!
Quanto l’ho usata, sporcandomi fino ai capelli.
Quanto invidiavo la meticolosa precisione di babbo, nell’inserirla nella Sua “olivetti lettera 22”.
Eccola la’, un’altra cosa perduta, questa volta mia, non di Guccini.
E dell’autoradio estraibile, chi si rammenta?
Questo pezzo di ferraglia sotto il braccio.
E ci passeggiavi, ci andavi al bar, lo dimenticavi in pizzeria.
Fino a quando te ne liberavi, infilandolo sotto il sedile anteriore.
Da dove te lo fregavano.
Rompendoti……il deflettore.
Lettura piacevole.
Consigliata ai vecchietti, un po’ nostalgici.
Ma anche ai giovanotti che volessero fare l’inventario di quel che si sono persi.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.


Correva l’anno del nostro amore – recensione di Franco Metta

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Correva l'anno

Correva l'anno                                                                                               CORREVA L’ANNO DEL NOSTRO AMORE

di CATERINA BONVICINI.

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ una storia di amore.
Tenera e delicata.
Tra una bambina ricca ed un bambino povero.
Con sullo sfondo l’Italia degli anni 80.
La strage di Bologna.
L’omicidio di Calvi.
La banda della Magliana.
Raccontata con una scrittura piana, leggera, gradevole.
Ed il piacevole racconto continua, seguendo le vicende dei due innamorati.
La ricca, con la classica madre alcolizzata, il padre in galera per tangenti.
Il povero, che finisce in borgata, al confine con la criminalita’
Si arriva cosi’ al 94, al famoso “L’Italia e’ il paese che amo”.
All’inizio di una storia, che proprio in questi giorni sta finendo a schifio.
I due, poi, si separano.
Si rincontrano e la storia continua. L’amore continua.
Descritto gradevolmente.
Con ampi squarci di racconto della contemporanea evoluzione della societa’ italiana.
Se mi e’ piaciuto?
Si, in fondo mi e’ piaciuto.
Ma solo un po’.
L’ho trovato dolciastro.
E io ho un pizzico di diabete.
Qualche pagina l’ho saltata.
…….per motivi di salute……

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.


La Fondazione Tatarella su Piazza Umberto e Piazza Diaz

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Conferenza stampa

Bari, 3 giugno 2014

La Fondazione Tatarella su Piazza Umberto e Piazza Diaz

La Fondazione Tatarella condivide pienamente l’idea dell’Amministrazione Comunale, fortemente sollecitata dal Comitato Piazza Umberto, di avviare finalmente il restauro del fabbricato dell’ex Goccia del Latte, in piazza Umberto. La Fondazione si augura che i lavori abbiano inizio e conclusione nei tempi programmati: sei mesi da oggi, quindi novembre 2014, per l’avvio e due mesi, quindi gennaio 2015, per il completamento.
La Fondazione Tatarella auspica che, prima della gara d’appalto:
a) la palazzina sia definitivamente liberata dagli attuali occupanti;
b) sia chiarita la sua futura destinazione, in modo che i lavori di restauro tengano conto delle nuove funzioni;
c) la sua gestione sia correttamente affidata, in modo da impedirne nuovamente il degrado e un suo non adeguato utilizzo.
Con l’occasione, la Fondazione Tatarella chiede all’Amministrazione Comunale che, in occasione del centenario della Grande Guerra, sia ristrutturata e riqualificata anche Piazza Generale Armando Diaz, oggi in parte degradata e in parte trasformata in un disordinato parco giochi, valorizzando adeguatamente il monumento al Duca della Vittoria e le testimonianze lapidee delle terre riconquistate all’Italia e ampliando e qualificando la dotazione a verde della piazza.

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La fondazione Tatarella ricorda Domenico Mennitti

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Un politico, un giornalista, ma soprattutto un uomo di grande passione. Domenico Mennitti, ex parlamentare missino, dirigente di Forza Italia e sindaco di Brindisi scomparso nell’aprile scorso a causa di una grave malattia, insieme a Pinuccio Tatarella ha rappresentato per anni un’idea di destra pugliese che ha fatto scuola a livello nazionale. Per questo la Fondazione Tatarella ha voluto dedicargli un incontro al quale hanno partecipato l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini e l’ex ministro Adolfo Urso.
Una figura che per una sera ha riunito tante anime del centrodestra, nonostante il forfait di Raffaele Fitto, annunciato ma non presente. A riscaldare gli animi ci ha pensato Fini, che ha indirettamente confermato un suo prossimo rientro in politica per dare corpo alla sua idea di destra, che al momento non vede rappresentata in nessuna parte politica.


La Fondazione Tatarella ricorda l’ex sindaco di Brindisi

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Conferenza stampa

Bari, 28 maggio 2014

LA FONDAZIONE TATARELLA RICORDA L’EX SINDACO DI BRINDISI

Mimmo Menniti fu un precursore di una destra moderna. Nacque politicamente, insieme a Pinuccio Tatarella e a Nicolino Buccico, alla scuola di Ernesto De Marzio, leader pugliese della destra missina, politico colto e intelligente, che, prima di ogni altro, tentò di traghettare il MSI verso sponde di alleabilità politica. I tempi non erano maturi e il trio prese strade diverse. Buccico seguì De Marzio nella sfortunata avventura di Democrazia Nazionale, Mennitti abbandonò la politica attiva, mentre Tatarella restò nel MSI, non rinunciando mai alla prospettiva di una destra deologicizzata. Dopo molti anni si ritrovarono nuovamente insieme, sia pure in posizioni diversificate: Buccico e Tatarella in Alleanza Nazionale e Mennitti in Forza Italia. Con in testa lo stesso obiettivo immaginato e perseguito da quando avevano vent’anni: costruire una destra di governo.
Da questo approdo è indispensabile partire per leggere l’Omaggio a Mennitti, organizzato dalla Fondazione Tatarella. Non una manifestazione politica, perché la Fondazione non persegue obiettivi politici, ma un’utile occasione per conoscere meglio una pagina importante della storia politica della destra italiana e per capire se e come, in futuro, questa potrà tornare ad essere vincente, offrendo un contributo positivo al Paese e all’Europa. Tutti i partecipanti al dibattito rivestono o hanno rivestito un ruolo importante nel centrodestra italiano e tutti hanno avuto un intenso rapporto con Mimmo Mennitti. Sono Nicola Buccico, già senatore di An e Presidente della Fondazione Tatarella, Gianfranco Fini, già Segretario nazionale del MSI e Presidente di Alleanza Nazionale, oggi Presidente della Fondazione Libera Destra, Raffaele Fitto, già Presidente della Regione e Ministro della Repubblica e forte  oggi di uno straordinario successo personale alle europee, Gaetano Quagliariello, Coordinatore nazionale del Nuovo Centrodestra e Presidente della Fondazione Magna Carta, e Adolfo Urso, già collaboratore di Mennitti al Roma e a Proposta, vice Ministro di An e oggi Presidente della Fondazione Farefuturo.
L’appuntamento è per venerdì 30 maggio alle ore 18.30 a Villa Romanazzi Carducci, Sala Europa.

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I buoni – recensione di Franco Metta

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Buoni

Buoni                             I BUONI
di LUCA RASTELLO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I ” BUONI” sono veramente buoni ?
O fingono di essere buoni per gli affari, la carriera, il potere, la vanita’?
I valori che i “buoni” propugnano sono veri ?
La legalita’ e’ un metodo, i buoni del romanzo ne hanno fatto un valore
assoluto.
Una sorta di vitello d’oro.
Che dona onori.
“Molti crimini sono migliori di questa legalita’. Molti criminali sono
migliori dei suoi sacerdoti”.
E’ la frase piu’ dura di un romanzo durissimo.
Spietato.
Che va letto.
E che sconcerta ancora di piu’ il lettore che conosce il vissuto dell’autore.
Gia’ esponente del Gruppo Abele. Collaboratore per anni di don Ciotti.
E come si fa a non vedere Ciotti, nella figura del sacerdote don Silvano.
Protagonista del libro insieme ad Azalea e a tanti altri.
Quanto di autobiografico, di esperienza vissuta, di verita’ c’e’ in quello che
scrive Rastello?
Non so rispondere,ovviamente.
Leggete e provateci Voi. Che avrete, io credo, i miei stessi dubbi, le mie stesse
perplessita’.
Pezzi di discorsi, dal contenuto ineccepibile, anzi esaltante.
Pronunciati da personaggi che sappiamo, dal libro, cinici, spietati, interpreti di
un copione, non dicitori di verita’.
Parole giuste, pronunciate da persone sbagliate (a pagina 168 per esempio).
Il bene e’ solo retorica?
I buoni sono solamente fini dicitori.
Rastello ci elenca anche le frasi chiave, le figure retoriche piu’ usate.
Senza sentimento sincero, per pura retorica cinica.
Ad Azalea si chiede di essere fedele.
Ma la ragazza vuole essere fedele ad una idea, non ad un uomo.
Verso quell’uomo potra’ essere leale, ma non fedele.
Tanto meno ciecamente.
Da superare, quindi, l’impatto con lo stile smozzicato, nervoso, sincopato, a volte
incomprensibile, delle prime pagine, per arrivare al dunque.
Con una metafora abusata si potrebbe dire del romanzo, che e’ un pugno nello
stomaco.
Ma il dolore fisico non rende l’idea del dubbio intellettuale.
Sul testo dopo le prime recensioni e le polemiche immediate e’ sceso il
silenzio.
Sdegnato o imbarazzato?

Franco Metta

Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.