Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti – recensione di Franco Metta

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Premiata ditta sorella ficccadentiPREMIATA DITTA SORELLE FICCADENTI

di ANDREA VITALI.

Ha ragione Camilleri, che se ne intende, ovviamente.
Andrea Vitali sa raccontare.
Ha il dono, la felicita’ del racconto.
E’ come un commensale particolarmente brillante, immaginifico, che ha nella sua memoria tante, belle, intriganti, affascinanti storie.
E non vedi l’ora di sederti a tavola con Lui, perche’ cominci il racconto.
E Vitali racconta e ti rapisce.
E lo ascolti. Ti piace. Ti metti comodo.
Dimentichi persino il cibo nel piatto, il vino nel bicchiere.
Il cameriere ti infastidisce.
Silenzio. Andrea racconta.
E Andrea e’ leggero, divertente, accurato nel disegnare i suoi personaggi, ma al tempo stesso gradevole, privo di inutili approfondimenti, non indulge alle descrizione.
Per restare in tema culinario: “quel che basta”.
Storie intorno al lago.
Incastrati nella storia i personaggi in cui Vitali si e’ specializzato:
Il curato, Lui dice prevosto.
Il maresciallo dei Carabinieri.
Il tonto del paese.
E poi i mille e piu’ personaggi femminili.
Passa il tempo, Vitali narra e Tu l’ascolti rapito.
Poi……
La seduta della sedia comincia ad incollarsi ai pantaloni.
Il languore diventa fame.
La sete, vera e propria arsura.
Le facce dei personaggi cominciano a confondersi come le loro storie
personali.
Ma questo chi e’, cosa aveva fatto ?
Qualcosa comincia a sfuggirti.
Qualcos’ altro si complica.
” Ma quest’ altro, da dove spunta fuori ? ”
Semplicemente.
Il racconto, pur gradevole, pur scritto bene, e’ lungo.
Troppo.
Ti ha stancato.
Doveva terminare mezz’ora fa’.
Fuor di metafora: cento / centocinquanta pagine prima.
Quando il piacere era ancora vivissimo e la stanchezza non si era ancora
impossessato del lettore.
Non stremato, ma un po’ ” affaticato ” certo che si.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.