La pista nera – recensione di Franco Metta

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La pista nera           LA PISTA NERA
di ANTONIO MANZINI.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un giallo.
Italiano.
Ben orchestrato.
Ma un pretesto. Puro, semplice, bel pretesto per farci fare la conoscenza con il
Vice Questore Rocco Schiavone.
Guai a chiamarlo Commissario.
Un poliziotto che avrebbe tutto per essere antipatico a tutti.
Arrogante, prepotente, maschilista.
Insulta tutti, offende tutti, non dice una parola buona a nessuno.
Fuma spinelli.
Scrocca le sigarette.
Concupisce le donne, senza discriminazione alcuna.
Purche’ respirino.
Bugiardo, inaffidabile, intrallazzato con delinquenti romani, che sono i suoi migliori amici.
Finito ad Aosta per punizione.
Per aver stroppiato, non arrestato, uno stupratore.
L’ opera contro costui la completera’ nel successivo romanzo,” La costola di Adamo” ,che ho letto prima di questo e che mi ha spinto a comprare questo.
Odioso e disonesto.
Usando la divisa sequestra ” fumo ” che si rivende per realizzare il sogno di una casa in Provenza.
Lontano dal mondo.
Se di uno cosi’ Ti innamori alla seconda pagina, significa che dietro al personaggio, la mano dell’ autore e’ toccata dalla grazia di Dio.
L’ opera e’, oltretutto, divertente.
Un paio di invettive sono finite nella mia agenda, Le scoprirete o nel romanzo o in un qualche mio comizio.
Embe’ se lo confessi, il plagio non e’ reato.
Il romanzo si legge di un fiato.
Un Venezia / Bari, andata e ritorno, in orario, basta.
Poi, chiudi il libro e pensi:
Vado ad Aosta a conoscerla questa canaglia.
Irresistibilmente simpatica.
Tenera.
Che non e’ incazzata, e’ solo disperata.
Perche’ ha perso Marina, la moglie amata perdutamente.
Con la quale chiacchiera teneramente, appena torna a casa.
Dopo aver amoreggiato con la povera Nora.
Subito prima e subito dopo, maltrattata, offesa, estraniata dalla sua vita.
Ma Nora e’ come me, lettore.
Lo ama, anche se non riesce a trovate una sola ragione per farlo.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.