I buoni – recensione di Franco Metta

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Buoni                             I BUONI
di LUCA RASTELLO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I ” BUONI” sono veramente buoni ?
O fingono di essere buoni per gli affari, la carriera, il potere, la vanita’?
I valori che i “buoni” propugnano sono veri ?
La legalita’ e’ un metodo, i buoni del romanzo ne hanno fatto un valore
assoluto.
Una sorta di vitello d’oro.
Che dona onori.
“Molti crimini sono migliori di questa legalita’. Molti criminali sono
migliori dei suoi sacerdoti”.
E’ la frase piu’ dura di un romanzo durissimo.
Spietato.
Che va letto.
E che sconcerta ancora di piu’ il lettore che conosce il vissuto dell’autore.
Gia’ esponente del Gruppo Abele. Collaboratore per anni di don Ciotti.
E come si fa a non vedere Ciotti, nella figura del sacerdote don Silvano.
Protagonista del libro insieme ad Azalea e a tanti altri.
Quanto di autobiografico, di esperienza vissuta, di verita’ c’e’ in quello che
scrive Rastello?
Non so rispondere,ovviamente.
Leggete e provateci Voi. Che avrete, io credo, i miei stessi dubbi, le mie stesse
perplessita’.
Pezzi di discorsi, dal contenuto ineccepibile, anzi esaltante.
Pronunciati da personaggi che sappiamo, dal libro, cinici, spietati, interpreti di
un copione, non dicitori di verita’.
Parole giuste, pronunciate da persone sbagliate (a pagina 168 per esempio).
Il bene e’ solo retorica?
I buoni sono solamente fini dicitori.
Rastello ci elenca anche le frasi chiave, le figure retoriche piu’ usate.
Senza sentimento sincero, per pura retorica cinica.
Ad Azalea si chiede di essere fedele.
Ma la ragazza vuole essere fedele ad una idea, non ad un uomo.
Verso quell’uomo potra’ essere leale, ma non fedele.
Tanto meno ciecamente.
Da superare, quindi, l’impatto con lo stile smozzicato, nervoso, sincopato, a volte
incomprensibile, delle prime pagine, per arrivare al dunque.
Con una metafora abusata si potrebbe dire del romanzo, che e’ un pugno nello
stomaco.
Ma il dolore fisico non rende l’idea del dubbio intellettuale.
Sul testo dopo le prime recensioni e le polemiche immediate e’ sceso il
silenzio.
Sdegnato o imbarazzato?

Franco Metta

Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.