La mia terra promessa – recensione di Franco Metta

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La mia terra promessa

          LA MIA TERRA PROMESSA
di ARI SHAVIT

 

 

 

 

 

 

 

 

E ‘ un libro di storia.
Risultato di mille storie diverse.
Centrale quella di Ari Shavit, giornalista, voce autorevole sulla questione medio orientale e sul conflitto istraelo-palestinese.
Ma tante altre sono le storie che Ari narra.
Storie di paure, ma anche di crudelta’ indicibili.
Subite e inflitte, nella stessa quantita’ e con la stessa spietatezza.
Ciascuno convinto che una ragione superiore renda lecito fare ad altri, cio’ che fatto a te, ha suscitato orrore e riprovazione.
Ari percorre questo cammino.
Da sionista diventa pacifista.
E’ cio’ che inquieta e’ che il lettore parteggia per Lui, sia prima che dopo.
Vede il giusto in quel che fa, in quel che dice, sia quando lo fa e lo dice in
una direzione, sia quando lo fa e lo dice nell’altra.
Impari cosi’ quanto inutile sia cercare, come spesso ci succede stolidamente, la
ragione e il torto in questa vicenda storica.
Shavit ci dice della paura esistenziale, che accompagna da sempre coloro che in
Israele vivono.
Il terrore che la vita, come una novella Pompei, da un giorno all’altro possa arrestarsi improvvisamente.
Ma Shavit e’ anche soldato di occupazione nei territori palestinesi.
E si trova a tormentare civili, a negare loro liberta’ e diritti civili.
Quell’ Istraele cosi’ preoccupato di trasformarsi in una novella Pompei, e’ anche uno Stato occupante.
Sharit mostra la cecita’ di quanti da sinistra vedono solo l’occupazione e trascurano la minaccia; cecita’ comune a quelli che da destra vedono la minaccia e non l’occupazione.
E’ la storia di una impossibilita’.
L’impossibilita’ della pace, che rende impossibile il conflitto,visto che non si puo’ combattere se la prospettiva finale non e’ la vittoria e, dunque la pace.
La conclusione, tutt’altro che ovvia, e’ che :
“Lo Stato ebraico non assomiglia a nessuna altra Nazione.
Questo paese non puo’ garantire ne’ sicurezza ne’ benessere ne’ serenita’, ma
puo’ offrire l’intensita’ di una vita vissuta al limite”.
” Un popolo che e’ tornato dalla morte e che, pur essendo circondato dalla
morte, ha messo in scena uno spettacolo di vita straordinario”.
Dopo aver letto Shavit, una idea piu’ chiara su quel che accadde e accade in MedioOriente ce l’ avrete di sicuro.
E scommetto non sara’ quella che vi tocca quotidianamente di leggere sui grandi giornali o alla TV.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.