House of cards – recensione di Franco Metta

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                                                                                                                  HOUSE OF CARDS

di MICHAEL DOBBS

 

 

 

Voi compratelo.

Leggetelo.
Se non Vi sara’ piaciuto, Vi rimborso di tasca mia.
Ma non succedera’,non puo’ succedere.
Salvo imbrogli e imbroglioni.

Un romanzo crudo e crudele; spietato come F. U., il suo protagonista.
E’ l’Inghilterra del dopo Thatcher.
E’ il partito conservatore.
E’ la storia di una vendetta – per non essere stato nominato Ministro – che si
trasforma in una cavalcata trionfale verso il Potere.

Morti, diffamati, ingiuriati fanno da cornice a questa implacabile ordalia.
Sesso, droga, intrighi, congiure.
L’ autore in una recente intervista – il romanzo e’ stato scritto venti anni
fa’ – ha dedicato il testo a tutti i politici, augurandosi che dallo stesso
vengano ispirati a fare l’esatto contrario.
Difficile che accada.

Ma e’ l’unica ed ultima speranza.

O si trova la maniera di imporre per legge la onesta’,la lealta’,la coerenza e
la fede nei principi.
Oppure non restera’ che cercare, nella giungla dei politici da House of Cards
quelli che fanno eccezione.

Dunque, piu’ che i politici, questo libro di dovrebbero leggerlo i cittadini.
Che imparerebbero tante cose.
Sulla politica, ma anche sulla editoria, sui giornalisti, sui lobbysti, sulle
puttane, non in senso figurato, ma in senso letterale, che il potere attrae.

Essendo la politica la strada del potere.
Comandare e’ meglio che fottere ?
Cazzate.
Chi comanda fotte, chi non comanda non fotte.
Ne’ metaforicamente e nemmeno letteralmente.

Non vi perdete i corsivi ad inizio di ogni capitolo.
Vetriolo puro.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.