Fondazione Giuseppe Tatarella

Nel cortile e poco oltre – recensione di Franco Metta

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Nel cortile e poco altro

Nel cortile e poco altro                                  NEL CORTILE E POCO OLTRE
di GIANNI MATTENCINI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Conosco Gianni Mattencini da quando fummo contraddittori, Lui PM della Direzione Distrettuale Antimafia,io difensore, in un clamoroso processo in Corte di Assise a Foggia.
Oggi Mattencini presiede una Sezione del Tribunale penale di Bari.
Presiede da par Suo.
Con perfetta padronanza del diritto.
Con tratto esemplare, da – se mi posso permettere – Gentiluomo di altri tempi.
Lo stimo molto.
Ho inseguito questo Suo primo romanzo per mesi: sembrava introvabile.
Poi l’ho letto di un fiato.
Bella storia.
Stile e scrittura esemplare.
Personaggi ben strutturati, raccontati in maniera intrigante.
Il protagonista e’ un vecchio criminale, ormai in pensione.
Ma che non disdegna di raccontare le proprie imprese, specie quelle che gli hanno meritato il soprannome di “la gatta”.
Occhio: non il gatto, ma la gatta.
Perche’, e questa trovata narrativa sorprende, il protagonista, pur con tutti i caratteri del delinquente, ben inserito nel contesto criminale, ha anche una innegabile passione per i maschietti giovani e giovanissimi.
In connessione mentale con esperienze omosessuali carcerarie, che si intravedono sullo sfondo.
Spero che Mattencini prosegua il Suo impegno narrativo.
Eravamo avversari in un processo, la cui trama giudiziaria e’ pacificamente idonea ad essere trama di una affascinante narrazione.
Chissa’ se Mattencini leggera’.
Ma, se leggera’, sicuro ci pensera’.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella


La piramide di fango – recensione di Franco Metta

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Piramide di fango

Piramide di fangoLA PIRAMIDE DI FANGO
di ANDREA CAMILLERI.

Immenso Camilleri.
Impareggiabile. Tra i migliori che ha scritto.
Io, ormai, l’ho tarato sui miei tempi.
Se anticipo l’arrivo in aereoporto, tra attesa, volo, ritorno, un romanzo del Maestro lo leggo tutto.
Di un fiato.
E mi riconcilio con la narrazione.
Ritrovo i personaggi / amici.
Salvo.
Catarella.
Fazio.
Augello.
La trattoria.
La collaboratrice domestica e le sue ricette.
Il Commissario invecchia.
Ma lotta come un leone anche contro il tempo che passa.
E vince.
Con un unico disagio, inspiegato.
Ma benedetto Uomo, perche’ non si sposa?
E su Maestro.
Lo faccia convolare a giuste nozze, che non ce la facciamo piu’ di sapere solo Lui e sola quella poverina della sua zita.
La storia scorre veloce, gradevole, avvolgente.
Ti accorgi che e’ finita per il balzo, sempre emozionante, del carrello sulla pista, al ritorno.
A casa infilo il manegevole libretto nel ripiano dedicato a Montalbano.
E mi accorgo che non c’ e’ piu’ posto.
Ma, Maestro Camilleri, non tema.
Continui.
Lei scriva. Continui a scrivere.
Io, domani, passo all’ Ikea.
Lei continui a deliziarci.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella


La caduta – recensione di Franco Metta

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Caduta

Caduta      LA CADUTA
di FRANCESCO BEI.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccellente giornalista.
Firma autorevole di Repubblica.
Cronista politico sopraffino.
Ci regala ( non proprio : in cambio vuole 14 euri ) un diario della caduta di Berlusconi:
Dal primo agosto, data della sentenza di condanna, alla decadenza da senatore, nell’ottobre.
Qui e la’ qualche retroscena interessante.
Ma, papale papale, se in quei giorni non eravate sulla luna e avete appena appena letto i giornali,be’ i 14 euri ve li potete francamente risparmiare.
Cronaca stra nota, quasi tutta.
Commenti ?
I soliti.
Tipici della stampa schierata, anti berlusconiana.
Che intorno a Berlusconi ha creato la propria ragion d’essere.
Per fortuna ora hanno Renzi,che per compare – ahi loro – ha ancora una volta, infallibilmente, eternamente, proprio lui il Cavaliere.
Maledetto!
Non per colpe politiche, ma perche’ non si decide a rafforzare il suo / mio Milan.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.


Morte di un uomo felice – recensione di Franco Metta

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Morte di un uomo felice

Morte di un uomo felice         MORTE DI UN UOMO FELICE
di GIORGIO FONTANA.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ la storia di un PM, che viene ammazzato da brigatisti.
Raccontata in parallelo con la storia del padre partigiano del PM.
In due riga ci sono gia’ molte ragioni per leggere questo romanzo.
E Vi suggerisco di leggerlo.
Anche se vi avverto:
Precipiterete in una atmosfera cupa, ansiosa.
Questo mistico pubblico ministero Vi angoscera’.
E mille volte, credo,sulla scorta di quel che e’ successo a me, sarete profondamente infastiditi da una descrizione incondivisibile.
Se l’idea di Fontana era raccontare l’umanita’,non l’eroismo, di un Giudice, che bisogno c’era di immaginarselo cosi’:
da sei mesi non fa sesso;
vive a Saronno, ma lavora a Milano, e a Milano resta durante la settimana….. Saronno / Milano…. ?
in una stanzetta, senza televisore, perche’ senza televisore ?
non ha molti amici, non si fa una risata….insomma……
Perche’ per essere onesti, rigorosi nel proprio lavoro, determinati nel fare il proprio dovere, bisogna essere malinconici, mistici, solitari, problematici?
Fontana smentisce il titolo stesso.
Quello ammazzato e’ un Uomo Infelice.
Altro aspetto critico, per me naturalmente.
La insopprimibile tentazione di giustificare la violenza.
Forse giustificarla no, ho esagerato. Ma di spiegarne le ragioni si.
A Fontana e al Suo dottor Colnaghi i brigatisti, sotto sotto, se non piacciono, almeno risultano …… ” simpatici “……..
Da studiare, piu’ che carcerare.
Da capire, piu’ che da condannare.
Compagni che sbagliano, caro Fontana?
Per anni li abbiamo giustificati, definendoli cosi’.
E la abbiamo, l’avete piantata, quando i morti sono stati tanti, ma tanti.
Un po’ meno ve la siete presa fino a quando a morire o a camminare zoppi erano alcuni che facevano politica in zone considerate meno meritevoli di protezione.
Be’, va be’.
Basta polemica.
Libro da leggere di sicuro.
Appena capito in Feltrinelli, compro e leggo ” Per legge superiore “, il romanzo che cronologicamente e narrativamente precede questo.
E, se Vi va, Vi faccio sapere.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.


Stelle, starlet e adorabili frattaglie – recensione di Franco Metta

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Stelle

StelleSTELLE, STARLET E ADORABILI FRATTAGLIE
di GAETANO CAPPELLI.

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche la Basilicata ha il suo Vitali.
Come il lago, come Bellagio.
Una starlet, un cuoco incompreso, una giornalista carrierista.
Sul palcoscenico della Basilicata.
Con la gastronomia al centro del palcoscenico medesimo.
L’effetto e’ incoerente.
Mentre il “palcoscenico” e le ricette di cucina lucana (che anche cosi’ si chiama la Basilicata) sono robusti e saldi, appetitose ed intriganti; i personaggi lo sono molto, ma molto meno.
Si si esclude, forse, il cuoco / nobile Adelchi, che pero’ resta un mero abbozzo.
Si legge in….pochi minuti.
Dopo resta poco.
Giusto le ricette.
Sempre che sappiate realizzarle o abbiate qualcuno in grado di farlo.
Io, post lettura, porto il romanzo a mamma.
Hai visto mai che si voglia cimentare?
La voce narrante di Cappelli e’ divertita e leggera.
Peccato si diverta piu’ lui, di noi lettori.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.


Il direttore – recensione di Franco Metta

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Il direttore

Il direttore    IL DIRETTORE
di LUIGI BISIGNANI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vabbe’.
Il direttore e’ Ferruccio De Bortoli.Il giornale “Il Corriere della Sera”.
La cosa piu’ interessante e’ il gioco a individuare chi di reale si cela tra i personaggi del romanzo.
Che non rivela nulla di nuovo o di inedito.
Cose sapute.
Tite e ritrite.
Scrittura banale.
Senza picchi notevoli.
La penna resta incappucciata nel taschino fino all’ultima pagina.
Niente da sottolineare.
In quarta di copertina si scomoda Ken Follet.
Speriamo gli resti ignoto il paragone, se no piovono querele.
Altra frase storica dovrebbe essere: “Non e’ il denaro che non dorme mai, e’ il potere”.
Supercazzola sesquipedale.
Suona bene, non significa una minchia.
Ovvio che il potere non dorma.
Se e’ potere, e’ sempre al potere.
Se proprio gli scappa di scrivere;
Se proprio vuole raccontare i retroscena del potere in Italia, suggerisco a Bisignani una auto biografia.
La chiami come diavolo vuole.
Ma che il sottotitolo sia:
Vi svelo come facevo, senza incarichi, senza cariche, senza titoli ad influenzare
la politica e l’economia italiana, finendo due volte incarcerato.
Sarebbe piu’ interessante.
Nota di censura per Chiarelettere, che inserisce in catalogo un testo, a puro fine di guadagno economico, senza tenere in considerazione la linea editoriale e l’obbligo di garantire ai lettori coerenza qualitativa.
Se Vi fidate del Vostro scriba, risparmiate tempo e soldi.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.


L’avvocato del Diavolo – recensione di Franco Metta

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Avvocato del diavolo

Avvocato del diavolo                                                       L’AVVOCATO DEL DIAVOLO

di VITTORIO DOTTI.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’avvocato e’ Vittorio Dotti.
Il diavolo Berlusconi.
Il resto e’ abbastanza noioso e scarsamente utile.
Berlusconi il male, ma sono tanto svegli e attenti che per riconoscere il male
ci mettono venti anni.
E prima di riconoscerlo, in nome del male, fanno i parlamentari, i capigruppo
alla Camera, una folgorante carriera politica.
Ma dato che tira piu’ un pelo di….  che…..
La carriera di Dotti come avvocato del diavolo finisce con il diventare la sua
fidanzata, accusatrice di Previti e del mondo Fininvest.
Fidanzata di Dotti: giocatrice d’azzardo compulsiva, antiquaria fallita, doti morali scarseggianti.
Sorge spontanea la domanda:
Professionisti di fama, politici di rango, ricchi e noti, ma con chi diavolo andate a letto?
La vostra compagnia femminile dove la reclutate?
Sul raccordo?
Uno spaccato di un mondo triste, incompleto.
Gretto e stupido.
Con grande sfoggio di denari e di potere, con un deserto di sentimenti e di valori.
Berlusconi in questo deserto ci sguazzava.
I vari Dotti facevano le paperelle in piscina. Felici.
Quando non e’ andata piu’ bene, sono passati a sputacchiare addosso al loro mentore.
Oh, dico:
Mai uno che abbia detto Silviotto me ne vado perche’ ho dei principi, perche’ queste cose non si fanno, perche’ non condivido eticamente e moralmente.
Niente, cavoli.
E’ il diavolo e mi sta bene.
Se mi caccia, scrivo un libro.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.


Il corvo di Pietra – recensione di Franco Metta

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Il corvo di pietra

Il corvo di pietra                       IL CORVO DI PIETRA
di MARCO STEINER

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo compri per Hugo Pratt, ammiccante, in copertina.
Pluri sfruttato nelle pubblicità’ e nelle recensioni.
Non date retta.
Compratelo.
Leggetelo.
Obbligatoriamente, se – come me – siete innamorati persi della Sicilia.
Ma Pratt e’ periferico…..
E’ un libro che vi fara’ annusare gli odori.
Sentire sul palato i sapori.
Siciliani
Gustare con palato e narici il vino di Marsala.
Tanto da fiondarvi nella prima enoteca a cercarne una bottiglia.
Che non troverete e dovrete difendervi dal tentativo bieco di rifilarvi un…
moscato….
Insopportabile.
Il libro racconta la storia di a’ truvatura.
Un tesoro bloccato da un incantesimo.
Con tanti eventi, di contorno, compreso il crollo del campanile di San Marco il 14 luglio 1902.
Sicilia, ma anche Venezia, di passione in passione. Almeno per me.
Che ho un amico, affezionato, che continua ad andare a Formentera e non ha mai
visto…Venezia…
Insopportabile.
Una citazione, solo una, per costringervi a leggerlo.
L’origine delle stupende, imperdibili, carezzevoli, arancine.
“I Greci ci portarono il bianco dei formaggi.
Gli arabi il riso ed il giallo dello zafferano.
I francesi ci portarono le carni.
Gli spagnoli portarono il rosso.
E nacquero le arancine”.
Sara’ perche’ sono digiuno da ore, ma io ne sento il sapore.
Attenzione.
Pagina 134 va riletta, poi sottolineata.
Ripescata il 17 agosto.
Proprio il 17,perche’ il 18 agosto…parto per la Sicilia.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.


Il partito della polizia – recensione di Franco Metta

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Partito della polizia

Partito della polizia

IL PARTITO DELLA POLIZIA

di MARCO PREVE.

 

 

 

 

 

 

 

 

Esistono ancora i giornalisti d’inchiesta.
Tenete d’occhio, sempre, una casa editrice come ” Chiarelettere”.
Che ha un catalogo di assoluto interesse.
Questo libro, per esempio, va assolutamente letto.
Non necessariamente condiviso.
O meglio, non condiviso in toto.
In quanto sconta una evidente e radicale, legittima,opinione di partenza, che
spinge l’autore a enfatizzare, forse estremizzare, fatti indubbiamente veri e gravi.
Spero di non sembrare incoerente nel giudizio.
Il libro va assolutamente letto.
Per avvocati e magistrati dovrebbe essere obbligatorio, per legge.
La premessa di partenza e’ che per un lungo arco temporale nella storia d’Italia, il gruppo di vertice della Polizia si e’ comportato come se fosse un partito.
Il libro e’ scomposto in tre parti.
Nella prima affronta il tema della tortura.
Un pugno in pancia.
Nella seconda tratta,descrive, illustra il partito della polizia e le sue gesta, oltre che i suoi leader e i suoi esponenti.
L’ultima parte e’ pecuniaria.
Appalti. Miliardi di euro.
Gestiti in assoluta assenza di trasparenza.
Con criteri antieconomici.
Mentre le volanti sono senza benzina.
Nella parte dedicata alla tortura, l’assalto alla scuola Diaz, certo; ma anche la liberazione del generale Dozier, il waterboarding, il Global Forum di Napoli 2001.
Pagine tragiche. Imbarazzanti.
Perche’ quelle cose sono successe, ma anche per come sono state gestite, dopo.
Notevole l’intervista al PM Zucca, rappresento’ l’accusa nel processo per i fatti della Diaz.
Poi, pinacoteca di ritratti: politici, funzionari, magistrati, iscritti al Partito.
Infine, appalti a gogo’.
Intrecci strani.
Cose tristi.
In “quarta di copertina” una osservazione di Enrico Zucca.
Utile in tanti campi.
“Qui in Italia si vogliono salvare le persone.
E’ un sistema di potere per cui ogni uomo deve rimanere al suo posto.
Chi li tocca e’ un eversore”.
Bhe.
Sapete che vi dico?
W GLI EVERSORI.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella


Nuovo dizionario delle cose perdute – recensione di Franco Metta

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Nuovo Dizionario

Nuovo Dizionario                                                                                                                                                                    NUOVO DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE

                                                    di FRANCESCO GUCCINI.

 

 

 

 

 

 

 

 

Mezz’ora, forse un oretta, di puro e leggero divertimento.
Guccini completa il precedente elenco di cose perdute, aggiungendone di nuove.
E’ divertente, sorprendente, sfizioso leggere l’elenco delle cose perdute nel
passato, ma presenti in fondo alla nostra memoria.
Le cartoline, che si spedivano dai luoghi di villeggiatura ad amici e parenti.
I deflettori.
Scommetto che molti nemmeno sanno cosa fossero e a che servissero.
Ma prima in auto si fumava, con il deflettore aperto.
E il deflettore era la nostra aria condizionata.
Oggetti, ma non solo.
Comportamenti, anche.
Stagioni di una vita passata.
Persino abitudini culinarie scomparse, come le “uova sotto la cenere”.
Oppure, l’idrolitina.
Quella a doppia bustina, acidula ed effervescente.
O la carta carbone.
Quanto l’ ho odiata!
Quanto l’ho usata, sporcandomi fino ai capelli.
Quanto invidiavo la meticolosa precisione di babbo, nell’inserirla nella Sua “olivetti lettera 22”.
Eccola la’, un’altra cosa perduta, questa volta mia, non di Guccini.
E dell’autoradio estraibile, chi si rammenta?
Questo pezzo di ferraglia sotto il braccio.
E ci passeggiavi, ci andavi al bar, lo dimenticavi in pizzeria.
Fino a quando te ne liberavi, infilandolo sotto il sedile anteriore.
Da dove te lo fregavano.
Rompendoti……il deflettore.
Lettura piacevole.
Consigliata ai vecchietti, un po’ nostalgici.
Ma anche ai giovanotti che volessero fare l’inventario di quel che si sono persi.

Franco Metta
Per la Fondazione Giuseppe Tatarella.


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